Raggi di luce.

La vita è lineare?

Un nuovo modo d’essere.


27/03/2019

Stamattina mi sono alzata piena di vita e felice di questo nuovo giorno.
Mentre stavo esprimendo gioia e gratitudine, è giunta alla mente una questione presente sin dall'inizio dell'anno: sento che è tempo di cambiare il mio modo di condurre gli incontri che propongo.

Ad essere onesta ancora non mi sono ancora permessa di lasciarmi portare completamente in questo spazio nuovo e non conosciuto, poiché so che mi richiede di lasciar andare una parte di me, per accoglierne una nuova. Conosco cosa vuol dire crogiolarsi nel conosciuto e rinviare la possibilità di esplorare altri luoghi, avventurandomi oltre i confini ai quali sono arrivata. Questi ultimi hanno un "non so che" di gradevole, danno il senso del tepore di un camino acceso e portano con sé un profumo famigliare. Gli altri invece, richiedono un piccolo sforzo: quello di spostarsi leggermente più in là e di aprire gli occhi su un nuovo panorama. 
So anche, poiché in questi anni l'ho appreso, che quando faccio il passo ne sono felice, il cuore si apre e si espande, e mi chiedo come mai non l'ho fatto prima!!! 

Comprendo ora che siamo abituati, poiché cresciuti così, e, ad oggi, parte del nostro paradigma ben ancorato e cristallizzato dentro le memorie cellulari e la coscienza, a pensare e, di conseguenza, a vivere in modo lineare. 
Per me questo significa che quando faccio qualcosa, la conseguenza è che qualcosa fuori di me succede, e che la vita risponde, abbastanza velocemente. Ora, poi, con l’uso dei cellulari il bisogno e la credenza che una risposta arrivi subito è ancora più forte.
L'esempio più classico è: lavoro e per quello che ho fatto ricevo uno stipendio. Talvolta facciamo lo stesso con i cani quando vogliamo insegnare loro qualcosa: se ubbidiscono ai nostri comandi gli diamo un biscotto. Siamo così abituati a gratificarci che ci è difficile muoverci attraverso altre realtà. 

La chiarezza di stamani mi dice che questo modus operandi è qualcosa che ci siamo costruiti nel tempo, ma che non appartiene completamente alla vita. Forse in parte sì, forse in parte no. Ed è quella parte che dice che non è solo così, che c'è dell'altro, che desidera essere esplorata ulteriormente.

L'atteggiamento sopra descritto, che si riferisce alla linearità della vita, richiede sempre una risposta dall'esterno: faccio qualcosa il mondo risponde.
Perché non provare diversamente, mantenendo l'attenzione verso l'interno, senza spostarla altrove o aspettandosi un riscontro esterno?
Uno dei problemi del modus operandi lineare è che crea aspettativa: se non c'è una risposta dall'esterno ad un mio dire, fare o agire, rischio di rimanere deluso, di sentirmi fregato, di credere che ho fatto qualcosa di sbagliato, che gli altri non mi capiscono, o che il mondo è ingiusto. Mi dà il senso che posso rimanere a bocca asciutta, o in continua attesa di qualcosa che arrivi, e che, a mio credere, debba arrivare, poiché così sono stata cresciuta e così mi è stato insegnato, anche attraverso l'esempio e il non verbale.

È da qualche anno che in un momento della giornata, mi reco vicino all'acqua e faccio un piccolo rituale di ringraziamento alla vita, per quanto mi viene offerto, per essere qui, e nel quale chiedo di aprire gli occhi e poter espandere la mia visione. Ciò mi ha portata a notare la bellezza della vita, a sentirmi grata, leggera, gioiosa, ricca, piena, a fluire di più con quello che si presenta, e a non aspettarmi che il mondo esterno risponda sempre ai miei stimoli; a fare affidamento a me stessa, al mio sentire e ai segni e segnali che la vita mi dà. Mi ha permesso di aprire la mente e il cuore e di uscire dalle tensioni, vivendo maggiormente il presente con il sorriso e creando con la vita, nella felicità di essere.
Chi sono io per decidere come il mondo ha da rispondere alle mie stimolazioni?
È un cammino , e di strada ne ho ancora tanta, affinché le vecchie strutture lascino il posto alle nuove. Finché non abbandono il bisogno di amore, di riconoscimento e di approvazione dall'esterno non mi sarà possibile camminare ritta sulle mie gambe, fiera e amata. Ancora non sono libera.

L'immagine che si presenta è quella di quando cammino per le strade e tutt'a un tratto sento un profumo, delicato, dolce, e gradevole. Mi guardo attorno e non vedo nessun albero, nessun fiore. Eppure so che da qualche parte c'è una pianta in fiore che emana questa delizia. Allora divento bambina e mi metto a giocare alla ricerca dell'albero, finché lo trovo. Succede con il calicanthus e con l'osmanthus fragrans. Quando mi aspetto di sentire il loro profumo annusando direttamente i fiori, mi inganno, poiché so che l'intensità della loro emanazione si percepisce ad una certa distanza e che non si trova direttamente là dove immaginavo, non c'è questa linearità.

Questo è quanto sento essere in questo momento, accogliere l'invito che la vita mi presenta: uscire da un pensiero lineare e accoglierne un'altro, forse circolare o a spirale. Ancora non so, ancora non lo conosco abbastanza, tuttavia ho la sensazione che vada in quella direzione.
Ricordo quando vivevo al mare, qualche anno fa, e un giovane straniero è venuto a chiedermi dei soldi. Gli ho detto di venire con me, a pulire la spiaggia dalla plastica e dai mozziconi, che la vita non sempre risponde così come immaginiamo, che talvolta i soldi non arrivano dalla stessa fonte alla quale li chiediamo. Questo mio dire, forse rivolto più a me che a lui, ha messo un seme dentro di me, che ora sta germogliando.

Se l'anno passato il messaggio udito era "Lascia che le cose ti arrivino", quest'anno dice: "Sii e fai diversamente. Cambia il tuo modo di essere e accogline uno nuovo: lasciati guidare."
In queste parole ho compreso che è necessario integrare nella mia vita alcuni aspetti:
- portare l'attenzione verso l'interno, e meno verso l'esterno
- non aspettarsi nulla dal mondo
- vivere nella gratitudine
- fare ciò che mi riempie, cioè che mi dà gioia, e trovare la gioia in tutto quello che faccio 
- avere momenti di raccoglimento in cui dare voce ad un sentire profondo, che è come pregare, cioè ascoltarmi
- dichiararmi e mostrarmi per quella che sono
- creare spazi di ascolto e lasciar affiorare ciò che già è dentro di me
- essere autentica, poiché non è importante quanto ho e quello che sono agli occhi degli altri

Detto ciò non rifiuto il modo lineare, se arriva lo accolgo e ringrazio, come ringrazio la vita, e quello che offre. 
Chissà, magari questo è un invito a vedere le cose diversamente e ad aprirsi ad un nuovo modo di essere.