Raggi di luce.

Il rumore dei pensieri.

Musica costante :)


25/04/2019

Sono arrivate queste parole: “la cosa più rumorosa che esiste è la nostra mente.”

Una sera, ad un gruppo di meditazione, qualcuno disse che se non ci fossero i rumori esterni, quali automobili, passanti, campane della chiesa, eccetera, allora sarebbe più facile rimanere nel silenzio interiore.

Ringrazio chi ha affermato ciò, poiché mi ha permesso di ascoltare.

Questa è l’idea che abbiamo di come sarebbe la vita: se al di fuori di noi il mondo fosse diverso, allora sarebbe diverso anche il mondo che sta dentro.
Diverse sono le cose che possiamo dire a proposito. Una è che non è la realtà, perciò se aspettiamo che il mondo fuori cambi affinché il mondo dentro sia più semplice, silenzioso, calmo, siamo nell’illusione e nulla mai cambierà. Ricordo, a riguardo, la frase di Mahatma Gandhi: “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.” Già, perché il mondo non cambierà mai finché non cambiamo dentro. Finché dentro c’è una rivoluzione o il continuo giudizio su quello che fuori dovrebbe essere o quello che gli altri fanno di sbagliato o non fanno di giusto, agli occhi dell’osservatore il mondo altro non sarà che un luogo sgradevole e ingiusto nel quale vivere. Il caos interiore continuerà ad esistere.
Al contrario, per chi avrà trasformato il giudizio interiore e le credenze sulle quali questo posa, la visione del mondo sarà molto diversa e più gradevole. La lotta interiore cesserà di essere, poiché la comprensione dello stato della coscienza umana, oltre alla visione d’insieme della vita, sarà presente, affinché gli occhi vedano bellezza, specchiandosi nella pozza d’acqua del mondo.

Per esperienza, quelle due persone sopra descritte possono essere la stessa, a distanza di tempo, laddove un percorso di interiore è stato intrapreso e la percezione del mondo si è trasformata con il cambiare dello stato interiore.

Quanto di più rumoroso esiste nel mondo attualmente è la nostra mente.
I costanti pensieri che passano e affollano la mente, e si accatastando come se fossero legna da ardere e creano chilometri di colonne di storie ed immagini, tanto lunghe quanto quelle del Gottardo nei periodi festivi.
Dicendo questo non sto puntando il dito verso nessuno, e semmai fosse, l’unica persona verso la quale posso veramente puntarlo sono io stessa, per continuare a portare l’attenzione verso il mio mondo interiore ed indagarlo, rimanendo nella consapevolezza di quanto è presente.
Ricordo anche – non per giustificare la situazione attuale, bensì per darne un’immagine globale – che quanto scrivo non è cosa di oggi. Anche noi, come chi è venuto prima, si porta appresso un retaggio di un passato che è già stato così, e che richiede una volontà e un intento fermo, o deciso e determinato, per uscire da questo stadio nel quale siamo immersi, e librarsi nuovamente nei cieli, come un’aquila che si muove e gioca con le correnti termiche.

Una difficoltà odierna è il fatto che siamo in uno stato nel quale neppure ci accorgiamo, siamo così inconsapevoli che non siamo neppure coscienti che questo è quanto succede dentro di noi.
Siamo immersi in questo oceano e neppure ce ne accorgiamo, come la storiella del pesciolino che nuota nel mare e chiede ai pesci che incontra dove può trovarlo, il mare. È già lì, tuttavia non ne è consapevole.
Allo stesso modo siamo anche già immersi nell’oceano della calma interiore, senza esserne coscienti, e andiamo a cercarla altrove, lo sguardo posto verso l’esterno, quando basterebbe volgere lo sguardo verso l’interno e trovarla là, dove è sempre stata e sempre sarà.

Come fare? 
Prova. Fallo anche tu.

La prossima volta che fai l’aspirapolvere, lavi i piatti o vai a fare una passeggiata, osservati, ascolta quello che succede dentro, e nota come passi da un pensiero ad un altro, o come un pensiero ti porta ad immaginare un universo, quando inizialmente era un semplice fiorellino colorato ed innocuo. Quando ti accorgi riporta l’attenzione a dove sei, cioè al gesto del lavare i piatti, ai piedi che si muovono camminando, o al respiro.
Magari ci vorranno più volte per notare questo ingombro mentale, visto che non siamo più abituati ad osservare la mente e siamo stati cresciuti ed educati a mantenerla attiva ed occupata. Tuttavia notato una volta e riconosciuta la sensazione, sarà possibile ritrovarla.

È così che un giorno mentre uscivo di casa per fare una passeggiata, in un periodo in cui ero molto stanca e mi chiedevo da dove arrivasse tutta questa grande stanchezza, è arrivata alla coscienza questa comprensione: “quello che più mi stanca nella vita sono tutti i pensieri che ho, non quello che faccio.” In quell’istante si è accesa una lampadina, e ho visto chiaramente la verità di queste parole. 
Wow! Così semplice, eppure così intrappolata in questo stato, di cui manco ero consapevole!

“Non siamo mai soli, poiché siamo pieni di tutti i ricordi, di tutti i condizionamenti, di tutti i mormorii di ieri; la nostra mente non è mai sgombra da tutti gli scarti che ha accumulato.
Per essere soli dobbiamo morire al passato. Quando siamo soli, completamente soli, e non apparteniamo a nessuna famiglia, a nessuna nazione, a nessuna cultura, a nessun continente specifico, c’è la sensazione particolare di essere stranieri. L’uomo che è completamente solo in questo modo è innocente, ed è questa innocenza a liberare la mente dal dolore.” Krishnamurti