Raggi di luce.

Il ritorno alle origini.

Una svolta inaspettata.


27/02/2019

Una settimana fa mi sono ammalata.

Uffa, é stato il mio primo pensiero. Non ne avevo mica voglia di fermarmi.
Ma sembra - come sempre - che la mia anima ne sapesse di più della mia testa. C'è sempre lei di mezzo, e ne sa una più del diavolo!! ... come direbbero alcuni. Tant'è che sa ben bene quando è tempo di fermarsi, rallentare e ascoltare. O almeno ce ne dà l'occasione, quando ci ricordiamo di farlo, e se sappiamo che è questo il senso dell'ammalarsi.

Eccomi qua, ferma a scrivere, in posizione orizzontale.
E io che avevo messo in conto di fermarmi soltanto qualche giorno, e invece, la voce interiore mi ha detto chiaramente che ci sarebbe voluta una settimana. Ancora, nella mia cocciutaggine, non avevo tanta voglia di darle ascolto, finché un amico, passato gentilmente a casa a portarmi del minestrone, mi ha fatto notare quanto il nostro - il mio in questo caso - ego sia imbattibile. A parole mie, dopo aver ascoltato le sue sagge parole, ho compreso che mi sentivo indispensabile - come se la vita senza di me non andasse avanti!! - e forse potevo mollare questa presunzione, poiché riposare sarebbe stato utile, vista la febbre.
Caspita, è vero non sono indispensabile. Nessuno di noi lo è. Possiamo permetterci di essere ammalati, di stare a casa a guarire, di non curarci nella velocità, prendendo medicine che fermano il processo e ci devono riportare subito alla massima efficenza. Possiamo concederci questo tempo di ascolto, richiesto dalla nostra anima che ci sta semplicemente comunicando che c'è qualcosa che non va, che non stiamo andando nella giusta direzione, cioè che ci sono degli aggiustamenti da fare, che abbiamo bisogno di sostare ed ascoltare.
Non sono indispensabile, me ne ero dimenticata!

Siamo così rinchiusi negli schemi dell'essere efficienti, del dover rimanere in piedi qualsiasi cosa succeda, del non poter cedere il passo, dell'essere produttivi (questa è una delle più forti nella nostra società), del guadagnare, del dimostrare che siamo validi e forti. Siamo talmente dentro a questo modo di fare, cioè di vivere, che non ne siamo neppure consapevoli, e che, addirittura, il più delle volte lo neghiamo, quando, con molta umiltà, si presenta alla nostra coscienza.

Mi sono finalmente arresa, ho mollato il controllo e lasciato che mi ammalassi veramente e che concedessi questo tempo di riposo al mio corpo, in ascolto dell'anima.

Quello che mi ha mostrato è stata una benedizione!
Ho avuto la possibilità di notare quanto in questi anni mi ero messa tra spirito e la vita, come avevo lasciato entrare nuovamente le strutture mentali umane anche nel mio lavoro, a quel dono che si era risvegliato in me, assieme alla paura, oltre ad essermi allontanata da quello che ero.
Ancora una volta la vita ci parla quando ci permettiamo di ascoltarla.
Infatti, qualche giorno fa un'amica mi ha passato un libro dal titolo "The Reconnection". Man mano che leggevo, mi riconnettevo con l'energia con cui avevo iniziato a lavorare 10 anni fa. Un ritorno alle origini, alla purezza degli inizi, alla curiosità e alla gioia del bambino che scopre il mondo. Uno stato di felicità e di meraviglia che accompagna ogni istante e che permette di apprendere cose nuove, imparando attraverso il conoscere. Wow! Che bellezza e che forza poter ritrovare questo in un libro, in questo momento. Leggerlo e sapere che è quello che ero anch'io all'inizio, nei primi anni di lavoro, quando ancora stavo all'estero. Poi con il rientro in Ticino le cose sono cambiate, fortunatamente non del tutto. Una gran parte di questo stato esiste ancora in me quando lavoro, ma una parte l'ho persa introducendo la serietà, le regole degli altri, le strutture create dall'uomo (quelle che ho ritrovato rientrando nel luogo in cui me le ero create, il Ticino). La parte di me adulta che crede di sapere si è infilata e, per presunzione, crede di saperne più di spirito, ma non si rende conto che così facendo ostruisce e dimentica il senso dell'umiltà e della bellezza della vita. Quella parte che crede di dover sapere tutto e trovare sempre una risposta a tutto, e quando non ce l'ha entra nella frustrazione e nel senso di colpa. Perché, col divenire adulti, abbiamo iniziato a credere di dover avere sempre la soluzione in mano. E c'è anche, ma non è sempre lì dove la cerchiamo, e talvolta non subito. Il problema è che se non la troviamo, inizia il conflitto interiore, che sminuisce, o ingrandisce, o tutt'e due, che fa male, e rende il tutto complicato.

Questo è successo. Con il tempo ho dato più importanza alle esperienze degli altri. Ho creduto che chi aveva più anni di conoscenza e di pratica di me, ne sapesse di più. Mi sono lasciata in parte deviare dal mio cammino. Ho dato meno fiducia a me stessa e al mio sentire, ai miei vissuti, alle informazioni che ricevevo, e alla conoscenza che mi veniva data. Ho abbandonato, in parte, me stessa, quella che aveva lasciato fluire il sapere e che era capace di accoglierlo senza giudicarlo. Avevo dimenticato che spirito ne sa di più, e sa quello che è per me, e quello che è per gli altri.

Che felicità essere ammalata!!
Riconnettermi con quella parte di me e ritrovare lo stato interiore del bambino; sorridere alla vita e tornare a giocare. Sì poiché di gioco si tratta.
Mettersi da parte e lasciare che spirito operi attraverso di me, sapendo che lui sa. Almeno un miliardo di cose in più di me. Imparare attraverso di lui. Lasciarmi guidare e affidarmi completamente, al 100%. Usare il discernimento, senza mettere da parte il sapere che mi è dato, e usare tutte le conoscenze per praticare e vivere nella meraviglia. Ricordare che la vita è un miracolo, che ogni istante lo è, e che noi stessi lo siamo.
Alzarsi la mattina con la gioia di un giorno nuovo e di andare alla scoperta di quello che porterà con sé.

Grata alla vita, per avermi fermata, per essermi ammalata, per quello che mi sta mostrando.

P.s.: l'etimologia di miracolo, dal latino miraculum = cosa meravigliosa, da mirari = meravigliarsi