Raggi di luce.

Le risoluzioni per l’anno nuovo

Sono ancora presenti?


18/01/2018

Eravamo quasi a fine anno e mi sono presa del tempo per ascoltare cosa desideravo lasciare andare dell’anno trascorso e quali erano le cose che volevo portare a compimento nell’anno nuovo. Ero nel silenzio e ascoltavo questo spazio nel quale dare vita nuova a qualcosa che ancora non avevo raggiunto per poi metterlo nero su bianco o semplicemente ancorarlo nella mia coscienza, affinché divenisse la lista di risoluzioni per l’anno in arrivo. C’era qualcosa di strano nel silenzio, qualcosa che aveva a che fare con il senso di quello che stavo andando a fare.

Già diversi anni fa ho cancellato dal vocabolario di fine anno la parola “obiettivi”, poiché mi dava il senso di qualcosa di statico e di qualcosa da raggiungere, a me lontano, ma soprattutto a me esterno. Qualcosa che sta là e che ho da arrivarci, come se avessi da mettermi in viaggio verso una meta non conosciuta. Inoltre spesso si trattava di qualcosa creato dall’intelletto, e non qualcosa di sentito, cioè di profondo, che affiorava da un luogo a me interno.

Quest’anno mi sono spinta un poco oltre. “Perché lo facciamo soltanto a fine anno?” è la prima domanda che è sopraggiunta.

Ho compreso che non è sorta perché è qualcosa che non va fatto a fine anno. Siamo alla fine di un ciclo e all’apertura di un altro: quale miglior momento per tirare le somme? È giunta poiché il modo nel quale mi avventuravo nel porre le risoluzioni di fine anno era qualcosa che mi sembrava fine a sé stesso. Qualcosa che viene messo lì e di cui poi ci si dimentica, o che ritorna alla coscienza solo di tanto in tanto.

È questo che mi faceva strano.

Avevo già adottato la parola intento, qualche tempo fa. Malgrado ciò anche se gli anni passati avevo messo per iscritto i miei bei intenti, strada facendo me li scordavo, allora riprendevo in mano il foglio sul quale li avevo scritti e ritornavo a pensarci e a sentirli. Ma poi me ne dimenticavo nuovamente. Anche questo modo di essere non era sufficiente. 

L’intento è qualcosa che va mantenuto vivo affinché possa dare forma all’espressione di sé. Va nutrito e coltivato, come una pianta. L’intento è un seme che messo a terra a fine anno ha bisogno di cure e di attenzioni per dare un giorno i suoi frutti. Non succede dall’oggi al domani, richiede un rinnovamento continuo, poiché è così che si manifesta. La materia segue l'energia. La manifestazione è il risultato del mantenimento dell'intento.

Ci sono cose che si realizzano in pochi mesi, altre che hanno bisogno di qualche anno e altre ancora che ci mettono quasi una vita. E questa è tutta bellezza.

Se mi guardo attorno la natura sta lavorando. La terra è viva e attiva, la sento, ha accolto le foglie dell’autunno e le ha usate come nutrimento, e ora sta preparando l’arrivo della primavera, quando tutto sboccia, eppure ha già cominciato, o semplicemente sta continuando a fare un lavoro che ha una sua continuità. La terra non è mai ferma.

La bellezza ha a che fare anche con il prendersi cura dei propri desideri più profondi, ascoltarli e dare loro voce, dedicare loro del tempo e lasciare che fioriscano accompagnandoli lungo il cammino, nel tempo di trasformazione. Non è cosa passiva, ha bisogno di attenzioni, come ne abbiamo bisogno noi.

Un altro aspetto che ho compreso è che si tratta di cose che già sono dentro di noi e che chiedono di venire a galla, cioè a consapevolezza, per diventare manifeste nel nostro mondo. Allora ogni nostro passo, cioè ogni nostro pensiero, parola, azione sono in sintonia con l’intento, e ne diventano l’espressione tangibile. Anche il trovare un lavoro o la propria amata, che paiono cose a sé esterne, in fondo non lo sono. Sono cose che esistono dentro di noi e che andando a nutrirle ogni giorno, prenderanno forma, nella forma in cui hanno da essere, la quale talvolta è diversa da quella che la mente razionale vorrebbe.

Ora siamo oltre la metà di gennaio e altre domande si presentano: sto dando vita ai miei intenti di quest’anno? Li sto alimentando dentro di me come farei con un fuoco che va mantenuto acceso? O me ne sono già dimenticata, almeno in parte? Allora ritorno ad ascoltarli, riprendo in mano il mio scritto e verifico quali di questi sono ancora attivi e vivi dentro di me e quali invece ho da rinnovare e da portare loro maggior attenzione.

E tu, lo stai facendo anche tu?