Raggi di luce.

L'amore, possiamo riceverlo?

02/09/2020

Accogliere o respingere l'amore?
Fuggire o ricevere un gesto d'attenzione che ci viene offerto?

Siamo stati cresciuti ad essere indipendenti e a dare, dare e ancora dare.
Quante volte abbiamo esclamato "siiiii" ad un regalo, ad una cena offerta, a una proposta di passeggiata in natura o ad un semplice "posso aiutarti?"

Da bambini, in genere, ricevere un regalo è un emozione, un'attesa trepidante, un fremere dentro e non vedere l'ora, la meraviglia negli occhi, di poterlo spacchettare.
Se poi erano quelli di Natale, almeno per me, voleva dire andare a letto la vigilia già emozionata e svegliarsi presto presto la mattina - per la gioia dei genitori - per finalmente buttarcisi dentro a capofitto pronta ad accogliere l'incognita che si trovava dentro a quella pacchetto, talvolta con i desideri a portata di cuore.

Ma ora, da adulta, quante volte mi sorprendo a dire di no, prima di permettermi un SÌ.
Più volte mi sono ritrovata a giocare a ping pong per decidere chi pagherà la cena, io o l'altra persona? "Posso permettermi di gioire per un regalo?", talvolta mi sembra di chiedermi. Mi viene offerto un aiuto, oso dire di sì, oppure come prima risposta mi esce un no?
Ricordo ancora quando per la prima volta, a Hong Kong, ho ricevuto con gioia la cena offertami da un'amica. Che momento prezioso! Quanto bello è stato per me poter dire "grazie", sentire il cuore che si apriva e vedere il piacere e la gioia negli occhi e nel sorriso della mia amica.

Quanto siamo in grado di ricevere?
E non solo nei momenti di gioia, ma, e forse, soprattutto nel dolore e nella difficoltà?

Tendenzialmente quando non stiamo bene o quando ci giudichiamo ci isoliamo, ci allontaniamo da chi ci vuole bene, come se non fossimo meritevoli, bensì indegni di essere accolti, assistiti o semplicemente sostenuti, anche e semplicemente nel silenzio.

È un movimento interiore che la maggior parte di noi conoscono, quello di rinchiuderci dentro le quattro mura della propria mente e allontanarci. Eppure i popoli nativi, coloro che sono ancora in contatto con la natura e le leggi della stessa, come anche gli animali, non lasciano mai che una persona ammalata o in difficoltà si isoli e si allontani dalla tribù. Al contrario, essa viene accolta e pazientemente sostenuta. Incoraggiata e ascoltata. Fortificata e guidata verso un ritorno a se stessa. Un gesto d'amore che ci mostra come è importante sentirsi parte di un gruppo, di una comunità o semplicemente di una famiglia, nel suo senso più ampio.
E come dice una cara persona ultimamente, abbiamo bisogno di una rete di persone e di contatti per stare bene. Anche per riuscire nei periodi di difficoltà. La ringrazio per avermi ricordato una delle fondamenta sulle quali poggia la vita: l'inclusione. 

Troppo spesso noi viviamo nell'esclusione, di se e degli altri.

E se imparassimo nuovamente a sentirci parte di un qualcosa di più grande e ci permettessimo di aprirci alla generosità e all'abbondanza della vita?